Per le Muse ci vuole un manager! Appello di NoixAncona Ancora una volta si sbaglia tutto per rilanciare la cultura dorica: si pensa che in Ancona si possa far gestire importanti contenitori culturali di grande poliedricità come le Muse o la Mole vanvitelliana da dei dirigenti amministrativi che - seppure rispettabilissimi - vantano curricula da dipendenti, impiegati, burocrati, direttori di biblioteche, archivi, insomma tutto meno che manager con qualche esperienza di gestione dinamica e di investimenti progettuali, di incoming turistico e organizzazioni di eventi, di un minimo di marketing o di comunicazione. Insomma tutto il contrario di ciò che serve davvero. Servono persone che vengono dal privato, con l'operatività tipica di chi DEVE far quadrare i bilanci, di chi deve prima produrre eventi e poi riuscire a venderli... facendo riportare in pari il deficit accumulato in modo grave da persone che - ripetiamo non per colpa loro ma di chi li ha messi lì (in genere i partiti) - non possono neanche concepire, per loro struttura mentale e formazione lavorativa, che cosa significa gestire un contenitore culturale. Nella particolare accezione delle Muse questo teatro non è "solo" un teatro. Non si deve considerarlo "solo" un teatro! Bisogna - e NOIxAncona lo afferma nel suo programma chiaramente - far funzionare tutti gli spazi sempre, affittarli e scuole di produzione non solo teatrale, arrivare a riempire con tante e diversificate attività culturali tutte le stanze, musica, danza, le bande, i complessi, i dopolavori, le associazioni culturali o volontaristiche, etc etc.. organizzando anche cartelloni, spettacoli, opportunità minori, risvegliando la città, promuovendo l'uso del salone soprastante delle feste pressoché inutilizzato e vedere finalmente le Muse illuminate a giorno, aperte e funzionanti, 24 ore su 24, piene di giovani e studenti e lavoratori. Respiriamo aria europea! Andiamo a imitare i grandi contenitori delle capitali europee... e non si dica che Ancona è una città piccola, che tanto non ce la fa e che non ci sono i soldi (tanto che le opere liriche in cartellone sono sempre meno). Jesi, Fermo, Ascoli, per non parlare di Pesaro e Macerata allora come fanno? |